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martedì 19 luglio 2016

Pesca alle orate #1 Pasturatore e bigattino





Con l’arrivo dell’estate e il riscaldarsi dell’acqua, le orate si avvicinano alle nostre coste in grossi branchi con esemplari che vanno dai 200g ai 5/6 kg, quindi quale momento migliore se non da maggio a settembre inoltrato per divertirsi e perché no anche farsi una bella mangiata.
Di seguito vedremo uno dei metodi di pesca per poter affrontare al meglio la nostra preda.


Metodo 1: Pasturatore e bigattino

Questa è sostanzialmente la tecnica più semplice, economica e che regala il maggior numero di catture anche se per la maggior parte di modesta taglia (dai 300g a 1kg).

Per quanto riguarda l’attrezzatura avremo bisogno di una canna con un’azione di lancio 20-40gr o 40-80gr a seconda della distanza che ci occorrerà ricoprire con il lancio, ma di questo argomento ne riparleremo tra qualche riga. La canna dovrà avere un cimino sensibile per poter vedere anche le tocche più timide. Ovviamente se si ha la possibilità di spendere andremo a comprare delle canne create proprio per questo tipo di pesca, ovvero delle canne da feeder con cimini intercambiabili, ma siccome la pesca deve essere accessibile a tutti noi ce ne freghiamo e adattiamo anche altre canne. Ad esempio una bolognese sui 4mt che non usiamo più possiamo cambiargli il cimino con uno leggermente più spesso che possa lanciare fino a 40 gr e con 10€ il gioco è fatto, certo non potremo avere le stesse prestazioni di una canna feeder, il lancio non potrà essere forzato ma abbastanza accompagnato ma vi assicuro che funziona ugualmente, l’ho provato io stesso con ottimi risultati.

Per il mulinello l’importante è che possa contenere almeno 150mt di lenza diametro 0,20.
Poi anche qui se avremo la possibilità prenderemo un mulinello apposta per il feeder, altrimenti QUELLO CHE ABBIAMO!!!
Ovviamente avremo bisogno di un guadino e di un reggicanne. A tal proposito vi sottopongo una mia modifica molto utile per avere maggiore comodità durante la pesca.






Questo è uno dei reggicanne più economici che si possono trovare in giro, io non ho fatto altro che costruire un contenitore in legno diviso in due reparti e fissarlo con una cerniera (tipo quella per piccoli mobiletti) per renderlo richiudibile. Così facendo da una parte ci metteremo le nostre esche e dall’altra quello che ci pare.

Passiamo alla montatura.
Lenza madre dello 0,20, andremo ad inserire un antitangle storto con moschettone (se non ricordate il nome basta chiedere dei tubicini per pasturatore) al quale andremo ad agganciare un pasturatore da 20gr o 40gr. L’antitangle storto ha la funzione di allontanare il terminale dalla lenza madre in modo tale da evitare ingarbugliamenti durante il lancio. Sotto l’antitangle inseriamo una perlina paracolpi e poi una girellina con o senza moschettone. Alla giellina collegheremo un terminale realizzato con un fluorocarbon dello 0,16 lungo 1mt al quale fisseremo un amo del 16.

Per l'esca…BIGATTINO, economico resistente e performante. Lo useremo sia per caricare il nostro pasturatore che da innescare all’amo in 4/5 alla volta.

Per quanto riguarda lo spot di pesca dovremo orientarci verso scogliere oppure moli portuali. Se pescheremo dalla scogliera l’importante è assicurarsi che a 20 mt di distanza non ci siano ancora scogli altrimenti ogni lancio spezzeremo la montatura. Per il resto le orate girano un poco ovunque, comunque è bene farsi prima un giro di ricognizione per vedere dove gli la gente del posto abitualmente pesca.

Non ci resta che caricare il pasturatore con i bigattini innescarne qualcuno all’amo, lanciare a 20/30 mt di distanza, poggiare la canna e attendere che le orate inizino a mangiare.


Alcuni consigli utili:

- Non abbiamo fretta di ferrare appena vediamo il primo tocco ma attendiamo finchè non vedremo che le tocche diventeranno insistenti e continue, poiché l’amo è piccolo e nella maggior parte dei casi il pesce solo dopo qualche tocca di prova prende l’esca e prova a portarla via.


- Solitamente questa pesca viene affrontata con 2 canne, nel caso ne avessimo due dovremo cercare di lanciarle quanto più vicine è possibile per far in modo che l’area di pastura possa diventare unica.


- Per poter pasturare sempre nello stesso punto potremo utilizzare un trucchetto, ovvero eseguire il primo lancio a media distanza, quindi segnare la lenza madre al primo anello della canna o colorandola con un pennarello oppure per chi fosse capace realizzando un nodo stopper con del cotone sottile. Nei lanci successivi bisognerà lanciare più lontano e non appena il pasturatore tocca l’acqua recuperare la lenza finchè la parte segnata non si ritroverà nuovamente al primo anello.


- Se il pasturatore che acquisteremo ha troppi fori, potremo usare del nastro isolante per chiuderne una parte in modo tale che i bigattini impieghino più tempo per uscire, tempo che sarà a noi utile per raggiungere l’esatta posizione di pesca.

Questa pesca regala veramente tanto divertimento…ne ho le prove…




Nel prossimo post vedremo un’altra tecnica per poter insidiare le orate…ma di stazza più grossa.

Buon divertimento a tutti…!!!

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Grazie!

venerdì 15 gennaio 2016

Pesca al calamaro e seppia con l'eging






L'EGING GAME (Pesca ai Cefalopodi) è una meravigliosa tecnica che sta appassionando sempre più persone . Questa tecnica di pesca noi l'abbiamo appresa dai maestri Giapponesi ma ora sta spopolando in quasi tutto il mondo. E' davvero divertente, studiata per insidiare i calamari dalla costa,"cosa che per molti era difficile da credere". Le specie che potremo insidiare oltre ai calamari sono le seppie ed i polpi (ma a volte anche qualche pesce di fondo come scorfani e sciarrani non riescono a resistere ai nostri egi).
Ora in commercio troviamo moltissime canne dedicate a questa tecnica di pesca.

Le canne generalmente sono in 2 pezzi con una lunghezza media di 8’ piedi (2,44 metri). Alcune canne indicate per questa tecnica sono:in casa Major Craft (la solpara,la crostage, la skyroad,la zaltz) , poi abbiamo la salty Shape in casa tailwalk, la calamaretti e la sepiano in casa graphiteleader e molte altre. La canna deve essere assolutamente morbida per assecondare le pompate dei cefalopodi se no finiremo per strappargli i tentacoli e quindi perderemo la preda ma soprattutto la danneggeremo.
Solitamente la potenza di queste canne viene espressa con le misure delle EGI (le totanare) es 2.5 – 3.0 – 3.5 queste sono le classiche poi troveremo a nostro piacimento micro EGI anche sotto la misura 2.0 per un LIGHT EGING oppure esche più grandi e pesanti come le 4.0 - 4.5 per condizioni particolari come forte vento o profondità del fondale molto elevata.






Oltre alla misura nelle caratteristiche delle nostre EGI troveremo la velocità di affondamento solitamente espressa in m/s cioè quanti secondi impiega per affondare di un metro d'acqua la nostra Totanara verso il fondo.
Sceglieremo le nostre esche in base al loro colore e alla loro grandezza in base allo spot e alle prede presenti in esso; qui sotto uno schema riassuntivo che riassume le varie colorazioni nelle diverse condizioni. I colori che preferisco sono l'Arancio, il Rosa e il Verde ma anche con il viola ho effettuato varie catture.




La scelta del mulinello è personale ma posso dirvi di non usare mulinelli troppo grossi o pesanti; un 2500/3000 direi che è una taglia perfetta. Esistono mulinelli dedicati per questa tecnica caratterizzati da bobine Shallow (a bassa capienza) e frizione con max drag basso.
Come il Sephia shimano (consiglio il modello jpn) o il mitico Emeraldas della Daiwa dove troviamo sia la classica versione che quella economica (caratterizzata dalla lettere h in fondo al modello).


Il filo che andremo a imbobinare nel mulinello sarà del tipo trecciato, dal diametro molto esile, così da aiutarci molto nel lancio dell’artificiale. Un 8 lb o 10 lb può andare benissimo e cercheremo di scegliere un trecciato del tipo setoso e morbido come il “super pe sunline” adatto alle nostre richieste specifiche.
Al termine del trecciato creeremo uno terminale di lenza in “fluorocarbon” di 40 cm di uno 0,26 mm per rendere il tutto più invisibile possibile.
La scelta dello spot e le condizioni meteo sono un fattore fondamentale in questa tecnica.
Gli spot migliori per insidiare i calamari sono moli illuminati, imbocchi portuali, scogliere profonde e spiagge. La profondità solitamente deve essere dai 2 metri in poi e l’importanza dell’acqua limpida è quasi fondamentale. Inoltre la luce di qualche lampione aiuterá molto nella riuscita della nostra battuta; come avete capito quindi le ore migliori per ricercare questi predatori sono le ore notturne, ma non è difficile trovarli anche durante il giorno, soprattutto seppie e polipi...ma anche i calamari. Infine le condizioni meteo devono essere: mare forza "olio", poco vento e preferibilmente pioggia....
Nella maggior parte dei casi il periodo migliore va da fine estate (Settembre/Ottobre) a fine inverno (Marzo), periodo in cui i cefalopodi si spingono a riva per riprodursi.....nei mesi estivi, soprattutto per i totani, li troveremo a grandi profondità dove sono presenti esemplari di taglie mostruose (le TOTANASSE).
Sull’azione di pesca ci sarebbe molto da dire... Dopo aver lanciato la nostra EGI l’obiettivo principale è quello di capire la zona e la profondità dove stazionano i nostri calamari. Faremo scendere la nostra esca sino al fondo per poi alzare la canna con un movimento verticale e veloce verso l’alto seguito da una pausa per rifar scendere la EGI possiamo anche alternare questo movimento con delle piccole jerkate veloci e ravvicinate in modo da far zigzagare la nostra esca e cercare di catturare l’attenzione di qualche cefalopode. Una volta che avvertiremo la sensazione di peso alzeremo immediatamente la canna non abbassatela mai) e inizierà un recupero lento e costante senza mai fermarci; è importante tarare la frizione in modo che lavori sulla pompata energica del cefalopode. Mi raccomando non forzate mai i cefalopodi la pelle è molto delicata e 90% andremo a strapparla con gli aghi delle totanare facendoci perdere la preda. È molto importante tenere sempre il filo in tensione per sentire ogni possibile “mangiata”.



Ora vediamo come mangiarli:

Calamari ripieni

Ingredienti

  - 4 calamari
  -100 grammi filetto di salmone cotto a vapore
  - capperi
  -pistacchi
  -3 filetti di acciughe
  -100 grammi pane raffermo
  -prezzemolo
  -olio extravergine di oliva
  -sale, pepe, noce moscata
  -1 bicchiere latte
  -350 grammi pomodori pelati
  -1 bicchiere vino bianco secco
Preparazione

Tagliate il pane a cubetti, bagnatelo con il latte e lasciate che si ammorbidisca.
Private i calamari delle tasche e dei tentacoli e tritateli velocemente.
Tritate grossolanamente a coltello anche una manciata di capperi, le acciughe e una dozzina di pistacchi.
Riunite poi tutto ilt trito in una terrina, aggiungete il salmone spezzettato, e il pane morbido strizzato.
Salate, pepate insaporite con un pizzico di noce moscatat e completate con abbondante prezzemolo.
Mettete il ripieno in un sac a poche e utilizzatelo per riempire i calamari (rimpiteli solo per 3/4 altrimenti in cottura la farcia straborderà).
Chiudete la “sacca” di calamaro con uno stuzzicadenti e tenete al fresco.
Passate i pomodori pelati al passaverdure ottenendo un trito grossolano di polpa.
Affettate lo scalogno e fatelo soffriggere in un cucchiaio di olio in un’ ampia padella. Salate, aggiungete i pelati e fate cuocere per 5 minuti circa. Aggiungete i calamari, il vino bianco, coprite con il coperchio e fate cuocere per 40 minuti.


Buon appetito!!!

A PARTIRE DAL 2016 NUOVA TASSA SULLA PESCA SPORTICA IN MARE



Ci avevano provato senza riuscirci nel 2014 con un emendamento proposto nell’ambito della legge di “Semplificazione, razionalizzazione e competitività agricole del settore agricolo, agroalimentare e della pesca”. 
Allora la cifra proposta era di 200 Euro annui per chi esercita l’attività di pesca sportiva a bordo di un’unità a motore, 20 euro per la pesca dalla spiaggia. Ora ci stanno riprovando. 
Venerdì 9 ottobre 2015 infatti è stato presentato alla Camera il nuovo testo unificato per la pesca, l’articolo 22 di questo testo prevede il pagamento di un contributo (chiamarla tassa pareva brutto) annuo pari a 20 euro da parte chi intenda esercitare la pesca sportiva da imbarcazioni a motore e pari a 10 euro negli altri casi, quindi anche da barca a vela. 
 Non è ancora legge ma se verrà approvato senza modifiche lo diventerà. Il testo completo dell’articolo: Interventi per il settore ittico. Testo unificato C. 338 e C. 339 – Catanoso, C. 521 Oliverio e C. 1124 Caon. NUOVO TESTO UNIFICATO ELABORATO DAL COMITATO RISTRETTO E ADOTTATO COME NUOVO TESTO BASE […] ART. 22. – (Pesca non professionale). 

 1. La pratica di pesca sportiva e ricreativa a mare è subordinata alla comunicazione e al pagamento del contributo annuale di cui ai successivi comma 2 e 3.

 2 . A decorrere dal 1° gennaio 2016 chiunque intenda effettuare attività di pesca sportiva o ricreativa in mare è tenuto alla comunicazione di cui all’articolo 1 decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali del 6 dicembre 2010, come modificato dal decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 15 luglio 2011. La comunicazione ha validità annuale. 

 3. Al momento della comunicazione e di ogni successivo rinnovo, i soggetti di cui al secondo comma sono tenuti al pagamento di un contributo annuo pari a 20 euro se intendano esercitare la pesca sportiva da imbarcazioni a motore e pari a 10 euro negli altri casi da versare secondo le modalità e i termini stabiliti con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, da emanarsi entro 30 giorni dall’entrata in vigore della presente legge. I minori di 16 anni, i soggetti di età superiore a 65 anni e i disabili sono esentati dal pagamento del contributo annuale.
 L’esercizio dell’attività di pesca sportiva o ricreativa in mare in caso di mancato rispetto delle disposizioni di cui al presente articolo è punito con la sanzione amministrativa di cui all’articolo 1168 del codice della navigazione approvato con regio decreto 30 marzo 1942, n. 327, incrementata del doppio. 
 Qui invece il testo completo del nuovo testo unificato per la pesca documenti.camera.it

giovedì 7 maggio 2015

PROCURARSI L'ARENICOLA A COSTO ZERO



Credo che siamo tutti o quasi tutti d’accordo (forse i venditori di esche no) che le esche, soprattutto quelle rosse, tipo americano, muriddu, coreano, arenicola, etc, etc, costano troppo.

Quindi se c'è la possibilità di risparmiare procurandosi da soli le esche a costo 0 vale la pena di perdere qualche oretta per procurarsele.

In questo post vedremo dove trovare, quando cercare e come catturare l'arenicola.

L'Arenicola (Lumbrineris Lutei), appartiene alla famiglia degli anellidi, è di colore rosso con riflessi iridescenti molto attiranti soprattutto di notte. Ha una lunghezza variabile da 15 ad oltre 40 cm ed un diametro che varia da 1 a 2,5 mm, è un verme molto sanguinolento, e proprio per questo molto appetitoso, che vive immerso nella sabbia a ridosso degli scogli su fondali da poche decine di cm ad alcuni metri, si nutre di materiale organico in decomposizione.

Per catturarla dovremo dapprima cercare una spiaggia composta esclusivamente da sabbia sottile, dovrà essere una spiaggia con discesa in mare molto lenta, ovvero, dal punto in cui mettete piede acqua al punto in cui non toccherete più dovranno esserci molti metri di distanza.

Aspettiamo il picco della bassa marea che lascerà scoperta un bel pò di sabbia bagnata.

Sarà proprio lì che andremo ad insidiare l'arenicola.

Una volta in spiaggia dovremo cercare dei punti dove la sabbia è smossa a creare una piccola montagnella (come nella foto sottostante), e proprio in quel punto ad una decina di centimetri di profondità troveremo la nostra arenicola.



Facciamo attenzione a non spezzarla mentre scaviamo, infatti si consiglia di usare le mani e non la paletta.

Non ci rimarrà che metterla in una scatola insieme a della sabbia bagnata.

La sua conservazione dipende dal periodo dell'anno, ma soprattutto dalla necessità che i vermi siano perfettamente integri. Da ottobre a maggio, può essere conservata per parecchio tempo (anche mesi!), avendo cura di cambiargli l'acqua (di mare) una volta la settimana. Il luogo migliore e' la cantina della nostra abitazione. Nei mesi estivi, bisogna aver cura di mantenere la sua temperatura prossima ai 16/20 gradi e assolutamente evitare forti sbalzi di temperatura (è utile dotarsi di un frigo portatile e di siberini che però non devono mai venire a contatto direttamente con la scatola di polistirolo).

Viene utilizzata in tutti i tipi di pesca, ma soprattutto nel surfcasting e nella pesca a fondo.
E' un'esca da mare calmo o poco mosso, micidiale per le Mormore e ottima per un gran numero di altre specie quali Ombrine, Orate, Triglie, Saraghi, Spigole, risulta comunque ben appetita da pressochè tutte le altre specie.

L'Arenicola viene considerato un verme "ostico" da innescare per via della sua delicatezza. Molto spesso il pescatore neofita rinuncia a comprarlo per via di questa difficoltà nell'innesco.
Per prima cosa, una volta arrivati a mare, va messa una buona quantità d'acqua nella scatola, e poi si comincia ad agitarla con movimenti brevi ma rapidi…. Magicamente si cominciano a vedere i vermi che "vengono a galla". Va individuata la testa (quella più carnosa e iridescente). Si prende il verme dalla testa, ma solo dalla testa, altrimenti il verme si spezzetterebbe tutto, lo si estrae dalla scatola e lo si lascia cadere sulla sabbia… (lo abbiamo "impanato")… ora si riprende il verme dalla testa e sollevandolo notiamo che è perfettamente disteso e allungato…. Senza perdere tempo si infila l'ago da innesco sempre a partire dalla testa avendo cura di non farlo fuoriuscire dal verme… (si consigliano aghi senza punta). Si riversa poi il verme sull'amo lasciando sull'ago la parte di arenicola considerata in eccesso che sarà così pronta per un nuovo innesco.



Buon divertimento!!!

mercoledì 6 maggio 2015

COSTRUZIONE E PESCA CON BARCHINO DIVERGENTE




La pesca con il divergente o "barchino" è un tipo di traina molto particolare.....
in quanto per effettuarla non è necessario disporre di una imbarcazione ne tanto meno di un rumoroso motore, ci vogliono tuttavia un paio di buone gambe abituate a camminare poiché l’azione di pesca si svolge appunto camminando, spesso per chilometri, lungo la battigia.

Il teatro di questo particolare tipo di pesca è infatti la spiaggia, le prede che andiamo ad insidiare sono numerosissime anche se la più ricercata rimane certamente la spigola.

Degne comunque di nota sono anche le frequenti catture di lecce stella, pesci serra, sugarelli, rombi, occhiate, aguglie e tracine.

L’attrezzo che ci consentirà di filare in mare le nostre esche, che saranno per lo più anguilline o pesciolini di silicone, ma anche piume o piccoli cucchiaini, è una sorta di catamarano costruito in compensato marino, in grado di uscire verso il largo, superando anche onde di discrete dimensioni senza rovesciarsi e portandosi dietro il trave con le relative esche.

Qui di seguito troviamo un disegno con le misure dettagliate per la costruzione del nostro barchino. Per quanto riguarda il materiale, potremo utilizzare qualunque tipo di materiale purchè galleggiante, ma se si vorrà fare un lavoro ad hoc utilizzeremo del multistrato marino, mentre per le parti in metallo (viti e barra traino) useremo dell'acciaio inossidabile.





In base al tipo di legno usato si avrà un diverso tipo di galleggiamento che dovrà essere corretto nel giusto modo applicando delle strisce di piombo sulla parte inferiore degli scafi.

Il trave viene solitamente realizzato con del monofilo di nylon da un millimetro di diametro, o, volendo esagerare, con un multifibra intrecciato di ultima generazione (che a parità di tenuta è molto più sottile e assolutamente non elastico) della lunghezza di circa 80/100 metri, questo verrà collegato mediante un moschettone alla barra di traino, ad ogni dieci metri circa, andremo a posizionare delle robuste girelle a tre vie sulle quali agganceremo, tramite un moschettone, dei terminali di monofilo di nylon da millimetri 0,30/0,35, della lunghezza di circa 4 o5 metri con annodate all’estremità opposta le esche artificiali.

L’azione vera e propria consiste nel piazzare il barchino sulla battigia in posizione obliqua, quindi stendere il trave e posizionare via via i terminali con le relative esche. Quando avremo terminato questa operazione, inizieremo a tirare il trave con decisione e cominceremo a camminare nella direzione desiderata. Il divergente, per la sua particolare forma, tenderà a raggiungere il mare per dirigersi verso il largo portandosi dietro le nostre esche.




A questo punto il nostro compito è solo quello di camminare con andatura normale lungo la spiaggia facendo in modo che il trave rimanga sempre bene in tensione, accorgimento questo che ci consentirà di sentire le inconfondibili vibrazioni che ci segnaleranno le abboccate delle eventuali prede, che comunque saranno anche ben visibili, soprattutto in condizione di mare calmo, sotto forma di bollate o salti dei nostri pesci sulla superficie dell’acqua.

Per quanto riguarda il numero delle esche da calare in acqua, ognuno ha le sue preferenze, anche se il consiglio, soprattutto per chi è alle prime esperienze, è quello di non esagerare, 6 o 7 esche ben distanziate fra di loro rappresentano la soluzione ideale, in quanto favoriscono un’azione di pesca più fluida, garantiscono una buona copertura della fascia di mare in cui andiamo a pescare e soprattutto riducono al minimo la possibilità di fastidiosi imbrogli delle nostre lenze.

Per dovere di cronaca, suggerisco a chi li vuol provare, altri due tipi di pesca alternativi, praticabili sempre utilizzando questo favoloso attrezzo. Il primo consiste nel sostituire l’esca artificiale con l’esca viva, buonissimo è il cefalotto di 10/12 centimetri di lunghezza o anche oltre se le nostre mire sono ambiziose. Al riguardo è bene anche irrobustire sia il trave che i terminali, quest’ultimi andranno realizzati con un buon monofilo da 0,50 millimetri e magari con la parte finale in cavetto d’acciaio termosaldato soprattutto se nella zona è segnalata la presenza di pesci serra.

La velocità di trascinamento non è rilevante quando si usano esche vive, quello che più conta è credere in ciò che stiamo facendo ed esplorare lunghi tratti di litorale. Le nostre fatiche potrebbero essere ricompensate da spigole di taglia notevole, pesci serra o addirittura dalla grande leccia che di certo non disdegnerà di attaccare un cefalo ben vivo e ben presentato che cercheremo di far incrociare sulla sua rotta.

Il secondo tipo di utilizzo del divergente ha come obiettivo i pesci grufolatori, cioè tutti quei pesci che cercano nutrimento sul fondo sabbioso come le mormore, le orate, le sogliole, le triglie, ecc. Per praticare questo tipo di pesca il trave rimane quello classico, i terminali devono invece essere realizzati con del monofilo da 0,25 millimetri di diametro ed al posto delle esche artificiali monteremo un amo del n. 6/8. Per far si che i nostri ami struscino sul fondo sabbioso occorre piazzare sul terminale stesso, a circa 80 centimetri dall’amo, un pallino di piombo del peso di mezzo grammo. Come esche useremo vermi di mare (muriddu, coreano, americano, arenicola, ecc.).

Anche per questa tecnica occorre sondare ampi tratti di mare camminando ad una velocità piuttosto limitata, una volta allamata la prima preda è consigliabile, utilizzando un legno od una canna facilmente reperibili sulle nostre spiagge, marcare il punto della cattura e ripercorrerlo più volte, visto che è abitudine dei grufolatori viaggiare in branchi. Per tutti i tipi di pesca praticabili con il divergente, le ore consigliate sono quelle del primo mattino e della tarda serata, per i periodi vanno bene tutti i mesi dell’anno anche se quelli invernali sono i migliori per insidiare in modo particolare le spigole. Con mare calmo e luna piena si può tentare alle mormore anche nelle ore notturne.



Buon divertimento!!!

sabato 2 maggio 2015

PANE PER CEFALI CON AGLIO





La pesca al cefalo o muggine viene effettuata prevalentemente usando come esca gli impasti.

 Questi solitamente sono composti da pane e formaggio o addirittura vengono acquistati degli sfarinati già pronti all'uso.

 In questo post vedremo come realizzare un impasto performante, ottimo sia nella pesca con galleggiante che in quella fondo usando la mazzetta.

 Il cefalo a causa del suo apparato boccale è costretto nella maggior parte dei casi ad aspirare il suo cibo, questa caratteristica ci costringere a preparare un impasto parecchio elastico che non venga via dall'amo durante il lancio, la discesa in acqua e soprattutto durante la mangiata del muggine.

 Infatti nella pesca al cefalo il fastidio più grosso è quello di dover recuperare, reinnescare e rilanciare innumerevoli volte, tutto questo a causa della perdita dell'innesco.

 Spesso capita anche di essere convinti di essere in pesca senza invece sapere di non esserlo a causa della perdita dell'esca durante la discesa in acqua.

 Ora vedremo come realizzare l'impasto giusto per ovviare a questo problema. Inoltre aggiungeremo un ingrediente alquanto insolito ma estremamente utile per il suo aroma deciso...l'aglio!



Ingredienti:

 -500g farina tipo 00

-olio di una scatoletta di tonno

 -3 sarde

 -100g formaggio grattuggiato tipo pecorino

 -1 formaggino

 -1 spicchio di aglio

-300ml di acqua

 Mettiamo a frullare insieme le sarde (precedentemente sfilettate), l'olio e lo spicchio di aglio scamiciato fino ad ottenere un impasto omogeneo senza pezzi.

 Impastiamo acqua, farina e i formaggi, lavoriamoli energicamente e per parecchi minuti, successivamente aggiungiamo il composto precedentemente frullato, ricominciamo a lavorare con forza fino ad ottenere un'amalgama perfetta e compatta che non si appiccichi alle dita.

 Regoliamoci per ottenere una giusta consistenza, aggiungendo dell'acqua o della farina.

 La nostra pasta per cefali è pronta, chiudiamola ermeticamente in un contenitore e andiamo a pesca.

 Ora vediamo come innescare correttamente.
Prendiamo un pezzetto di impasto e otteniamo e lavoriamolo col palmo delle mani fino ad ottenere un filamento più o meno lungo a seconda della grandezza dell'amo utilizzato.

 Avvolgiamo il filamento attorno all'amo partendo da 1/2 cm sulla lenza fino ad arrivare a ricoprire la punta, dopodichè compattiamo leggermente con le dita.






 Il nostro innesco è completato, non ci resta che lanciare e....buon divertimento!!!


venerdì 1 maggio 2015

LA SPIGOLA E IL TOPO



La spigola è sempre stata una delle prede più ambite degli appassionati di pesca, soprattutto da coloro che amano pescare da riva o dai moli.

 Spesso capita di trovarsi a pesca nei porti usando tecniche varie ( bolognese, surfcasting, inglese, spinning, ecc. ecc.), con la speranza di riuscire ad allamare la magnifica preda in questione.

 A volte ci si riesce con catture di spigole che vanno da 300g ai 2kg, ma qualche altra volta, quando la fortuna ci assiste, potrebbe capitare di pescarne una dai 3kg ai 5kg, insomma una bella bestia.

 Bello anche solo il pensiero di lottare minuti e minuti per tirar fuori dall'acqua una bambina di 5kg, per farci una bella foto ricordo e poi portarla a casa con la voglia di cucinarla al più presto magari un bel cartoccio...ma per fare questo dovrete prima pulirla la spigola.

 Ed è proprio in quel momento che potreste rimanere senza fiato ed ordinare una pizza, perche nella vostra spigolona potreste trovare questo...






 E già un bel topolone di fogna!!!

 Spesso nei porti si trovano degli scarichi, immondizia, scarti organici derivanti dai pescherecci e se ci sono queste caratteristiche appena elencate state pur certi che ci sono anche i topi di fogna, zoccole o pantegane come le si vuol chiamare.

 Questi topi sono ottimi nuotatori e quindi non ci pensano due volte a tuffarsi in acqua per spostarsi da un posto all'altro, ed è proprio in quel momento che potrebbero essere inghiottiti da una spigola.

La spigola è uno dei predatori più aggressivi in mare e se attratta da un movimento o da un rumore si avvicina alla preda e la butta giù ad occhi chiusi, grossa o piccola che sia la preda, avendo una bocca incredibilmente estendibile.

 Ovviamente qualunque predatore in fase di caccia, cercherà di avere la massima resa con lo sforzo minore, ed il topo per la spigola reincarna proprio questo concetto, non dovrà fare altro che avvicinarsi ed aprire la bocca dato che il topo in acqua non ha comunque le capacità di fuggire e di difendersi.

Chissà ad usare un bel topo vivo come esca....!!!

 Scherzo sarebbe da malati!!!