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giovedì 7 maggio 2015

PROCURARSI L'ARENICOLA A COSTO ZERO



Credo che siamo tutti o quasi tutti d’accordo (forse i venditori di esche no) che le esche, soprattutto quelle rosse, tipo americano, muriddu, coreano, arenicola, etc, etc, costano troppo.

Quindi se c'è la possibilità di risparmiare procurandosi da soli le esche a costo 0 vale la pena di perdere qualche oretta per procurarsele.

In questo post vedremo dove trovare, quando cercare e come catturare l'arenicola.

L'Arenicola (Lumbrineris Lutei), appartiene alla famiglia degli anellidi, è di colore rosso con riflessi iridescenti molto attiranti soprattutto di notte. Ha una lunghezza variabile da 15 ad oltre 40 cm ed un diametro che varia da 1 a 2,5 mm, è un verme molto sanguinolento, e proprio per questo molto appetitoso, che vive immerso nella sabbia a ridosso degli scogli su fondali da poche decine di cm ad alcuni metri, si nutre di materiale organico in decomposizione.

Per catturarla dovremo dapprima cercare una spiaggia composta esclusivamente da sabbia sottile, dovrà essere una spiaggia con discesa in mare molto lenta, ovvero, dal punto in cui mettete piede acqua al punto in cui non toccherete più dovranno esserci molti metri di distanza.

Aspettiamo il picco della bassa marea che lascerà scoperta un bel pò di sabbia bagnata.

Sarà proprio lì che andremo ad insidiare l'arenicola.

Una volta in spiaggia dovremo cercare dei punti dove la sabbia è smossa a creare una piccola montagnella (come nella foto sottostante), e proprio in quel punto ad una decina di centimetri di profondità troveremo la nostra arenicola.



Facciamo attenzione a non spezzarla mentre scaviamo, infatti si consiglia di usare le mani e non la paletta.

Non ci rimarrà che metterla in una scatola insieme a della sabbia bagnata.

La sua conservazione dipende dal periodo dell'anno, ma soprattutto dalla necessità che i vermi siano perfettamente integri. Da ottobre a maggio, può essere conservata per parecchio tempo (anche mesi!), avendo cura di cambiargli l'acqua (di mare) una volta la settimana. Il luogo migliore e' la cantina della nostra abitazione. Nei mesi estivi, bisogna aver cura di mantenere la sua temperatura prossima ai 16/20 gradi e assolutamente evitare forti sbalzi di temperatura (è utile dotarsi di un frigo portatile e di siberini che però non devono mai venire a contatto direttamente con la scatola di polistirolo).

Viene utilizzata in tutti i tipi di pesca, ma soprattutto nel surfcasting e nella pesca a fondo.
E' un'esca da mare calmo o poco mosso, micidiale per le Mormore e ottima per un gran numero di altre specie quali Ombrine, Orate, Triglie, Saraghi, Spigole, risulta comunque ben appetita da pressochè tutte le altre specie.

L'Arenicola viene considerato un verme "ostico" da innescare per via della sua delicatezza. Molto spesso il pescatore neofita rinuncia a comprarlo per via di questa difficoltà nell'innesco.
Per prima cosa, una volta arrivati a mare, va messa una buona quantità d'acqua nella scatola, e poi si comincia ad agitarla con movimenti brevi ma rapidi…. Magicamente si cominciano a vedere i vermi che "vengono a galla". Va individuata la testa (quella più carnosa e iridescente). Si prende il verme dalla testa, ma solo dalla testa, altrimenti il verme si spezzetterebbe tutto, lo si estrae dalla scatola e lo si lascia cadere sulla sabbia… (lo abbiamo "impanato")… ora si riprende il verme dalla testa e sollevandolo notiamo che è perfettamente disteso e allungato…. Senza perdere tempo si infila l'ago da innesco sempre a partire dalla testa avendo cura di non farlo fuoriuscire dal verme… (si consigliano aghi senza punta). Si riversa poi il verme sull'amo lasciando sull'ago la parte di arenicola considerata in eccesso che sarà così pronta per un nuovo innesco.



Buon divertimento!!!

mercoledì 6 maggio 2015

COSTRUZIONE E PESCA CON BARCHINO DIVERGENTE




La pesca con il divergente o "barchino" è un tipo di traina molto particolare.....
in quanto per effettuarla non è necessario disporre di una imbarcazione ne tanto meno di un rumoroso motore, ci vogliono tuttavia un paio di buone gambe abituate a camminare poiché l’azione di pesca si svolge appunto camminando, spesso per chilometri, lungo la battigia.

Il teatro di questo particolare tipo di pesca è infatti la spiaggia, le prede che andiamo ad insidiare sono numerosissime anche se la più ricercata rimane certamente la spigola.

Degne comunque di nota sono anche le frequenti catture di lecce stella, pesci serra, sugarelli, rombi, occhiate, aguglie e tracine.

L’attrezzo che ci consentirà di filare in mare le nostre esche, che saranno per lo più anguilline o pesciolini di silicone, ma anche piume o piccoli cucchiaini, è una sorta di catamarano costruito in compensato marino, in grado di uscire verso il largo, superando anche onde di discrete dimensioni senza rovesciarsi e portandosi dietro il trave con le relative esche.

Qui di seguito troviamo un disegno con le misure dettagliate per la costruzione del nostro barchino. Per quanto riguarda il materiale, potremo utilizzare qualunque tipo di materiale purchè galleggiante, ma se si vorrà fare un lavoro ad hoc utilizzeremo del multistrato marino, mentre per le parti in metallo (viti e barra traino) useremo dell'acciaio inossidabile.





In base al tipo di legno usato si avrà un diverso tipo di galleggiamento che dovrà essere corretto nel giusto modo applicando delle strisce di piombo sulla parte inferiore degli scafi.

Il trave viene solitamente realizzato con del monofilo di nylon da un millimetro di diametro, o, volendo esagerare, con un multifibra intrecciato di ultima generazione (che a parità di tenuta è molto più sottile e assolutamente non elastico) della lunghezza di circa 80/100 metri, questo verrà collegato mediante un moschettone alla barra di traino, ad ogni dieci metri circa, andremo a posizionare delle robuste girelle a tre vie sulle quali agganceremo, tramite un moschettone, dei terminali di monofilo di nylon da millimetri 0,30/0,35, della lunghezza di circa 4 o5 metri con annodate all’estremità opposta le esche artificiali.

L’azione vera e propria consiste nel piazzare il barchino sulla battigia in posizione obliqua, quindi stendere il trave e posizionare via via i terminali con le relative esche. Quando avremo terminato questa operazione, inizieremo a tirare il trave con decisione e cominceremo a camminare nella direzione desiderata. Il divergente, per la sua particolare forma, tenderà a raggiungere il mare per dirigersi verso il largo portandosi dietro le nostre esche.




A questo punto il nostro compito è solo quello di camminare con andatura normale lungo la spiaggia facendo in modo che il trave rimanga sempre bene in tensione, accorgimento questo che ci consentirà di sentire le inconfondibili vibrazioni che ci segnaleranno le abboccate delle eventuali prede, che comunque saranno anche ben visibili, soprattutto in condizione di mare calmo, sotto forma di bollate o salti dei nostri pesci sulla superficie dell’acqua.

Per quanto riguarda il numero delle esche da calare in acqua, ognuno ha le sue preferenze, anche se il consiglio, soprattutto per chi è alle prime esperienze, è quello di non esagerare, 6 o 7 esche ben distanziate fra di loro rappresentano la soluzione ideale, in quanto favoriscono un’azione di pesca più fluida, garantiscono una buona copertura della fascia di mare in cui andiamo a pescare e soprattutto riducono al minimo la possibilità di fastidiosi imbrogli delle nostre lenze.

Per dovere di cronaca, suggerisco a chi li vuol provare, altri due tipi di pesca alternativi, praticabili sempre utilizzando questo favoloso attrezzo. Il primo consiste nel sostituire l’esca artificiale con l’esca viva, buonissimo è il cefalotto di 10/12 centimetri di lunghezza o anche oltre se le nostre mire sono ambiziose. Al riguardo è bene anche irrobustire sia il trave che i terminali, quest’ultimi andranno realizzati con un buon monofilo da 0,50 millimetri e magari con la parte finale in cavetto d’acciaio termosaldato soprattutto se nella zona è segnalata la presenza di pesci serra.

La velocità di trascinamento non è rilevante quando si usano esche vive, quello che più conta è credere in ciò che stiamo facendo ed esplorare lunghi tratti di litorale. Le nostre fatiche potrebbero essere ricompensate da spigole di taglia notevole, pesci serra o addirittura dalla grande leccia che di certo non disdegnerà di attaccare un cefalo ben vivo e ben presentato che cercheremo di far incrociare sulla sua rotta.

Il secondo tipo di utilizzo del divergente ha come obiettivo i pesci grufolatori, cioè tutti quei pesci che cercano nutrimento sul fondo sabbioso come le mormore, le orate, le sogliole, le triglie, ecc. Per praticare questo tipo di pesca il trave rimane quello classico, i terminali devono invece essere realizzati con del monofilo da 0,25 millimetri di diametro ed al posto delle esche artificiali monteremo un amo del n. 6/8. Per far si che i nostri ami struscino sul fondo sabbioso occorre piazzare sul terminale stesso, a circa 80 centimetri dall’amo, un pallino di piombo del peso di mezzo grammo. Come esche useremo vermi di mare (muriddu, coreano, americano, arenicola, ecc.).

Anche per questa tecnica occorre sondare ampi tratti di mare camminando ad una velocità piuttosto limitata, una volta allamata la prima preda è consigliabile, utilizzando un legno od una canna facilmente reperibili sulle nostre spiagge, marcare il punto della cattura e ripercorrerlo più volte, visto che è abitudine dei grufolatori viaggiare in branchi. Per tutti i tipi di pesca praticabili con il divergente, le ore consigliate sono quelle del primo mattino e della tarda serata, per i periodi vanno bene tutti i mesi dell’anno anche se quelli invernali sono i migliori per insidiare in modo particolare le spigole. Con mare calmo e luna piena si può tentare alle mormore anche nelle ore notturne.



Buon divertimento!!!

sabato 2 maggio 2015

PANE PER CEFALI CON AGLIO





La pesca al cefalo o muggine viene effettuata prevalentemente usando come esca gli impasti.

 Questi solitamente sono composti da pane e formaggio o addirittura vengono acquistati degli sfarinati già pronti all'uso.

 In questo post vedremo come realizzare un impasto performante, ottimo sia nella pesca con galleggiante che in quella fondo usando la mazzetta.

 Il cefalo a causa del suo apparato boccale è costretto nella maggior parte dei casi ad aspirare il suo cibo, questa caratteristica ci costringere a preparare un impasto parecchio elastico che non venga via dall'amo durante il lancio, la discesa in acqua e soprattutto durante la mangiata del muggine.

 Infatti nella pesca al cefalo il fastidio più grosso è quello di dover recuperare, reinnescare e rilanciare innumerevoli volte, tutto questo a causa della perdita dell'innesco.

 Spesso capita anche di essere convinti di essere in pesca senza invece sapere di non esserlo a causa della perdita dell'esca durante la discesa in acqua.

 Ora vedremo come realizzare l'impasto giusto per ovviare a questo problema. Inoltre aggiungeremo un ingrediente alquanto insolito ma estremamente utile per il suo aroma deciso...l'aglio!



Ingredienti:

 -500g farina tipo 00

-olio di una scatoletta di tonno

 -3 sarde

 -100g formaggio grattuggiato tipo pecorino

 -1 formaggino

 -1 spicchio di aglio

-300ml di acqua

 Mettiamo a frullare insieme le sarde (precedentemente sfilettate), l'olio e lo spicchio di aglio scamiciato fino ad ottenere un impasto omogeneo senza pezzi.

 Impastiamo acqua, farina e i formaggi, lavoriamoli energicamente e per parecchi minuti, successivamente aggiungiamo il composto precedentemente frullato, ricominciamo a lavorare con forza fino ad ottenere un'amalgama perfetta e compatta che non si appiccichi alle dita.

 Regoliamoci per ottenere una giusta consistenza, aggiungendo dell'acqua o della farina.

 La nostra pasta per cefali è pronta, chiudiamola ermeticamente in un contenitore e andiamo a pesca.

 Ora vediamo come innescare correttamente.
Prendiamo un pezzetto di impasto e otteniamo e lavoriamolo col palmo delle mani fino ad ottenere un filamento più o meno lungo a seconda della grandezza dell'amo utilizzato.

 Avvolgiamo il filamento attorno all'amo partendo da 1/2 cm sulla lenza fino ad arrivare a ricoprire la punta, dopodichè compattiamo leggermente con le dita.






 Il nostro innesco è completato, non ci resta che lanciare e....buon divertimento!!!


venerdì 1 maggio 2015

LA SPIGOLA E IL TOPO



La spigola è sempre stata una delle prede più ambite degli appassionati di pesca, soprattutto da coloro che amano pescare da riva o dai moli.

 Spesso capita di trovarsi a pesca nei porti usando tecniche varie ( bolognese, surfcasting, inglese, spinning, ecc. ecc.), con la speranza di riuscire ad allamare la magnifica preda in questione.

 A volte ci si riesce con catture di spigole che vanno da 300g ai 2kg, ma qualche altra volta, quando la fortuna ci assiste, potrebbe capitare di pescarne una dai 3kg ai 5kg, insomma una bella bestia.

 Bello anche solo il pensiero di lottare minuti e minuti per tirar fuori dall'acqua una bambina di 5kg, per farci una bella foto ricordo e poi portarla a casa con la voglia di cucinarla al più presto magari un bel cartoccio...ma per fare questo dovrete prima pulirla la spigola.

 Ed è proprio in quel momento che potreste rimanere senza fiato ed ordinare una pizza, perche nella vostra spigolona potreste trovare questo...






 E già un bel topolone di fogna!!!

 Spesso nei porti si trovano degli scarichi, immondizia, scarti organici derivanti dai pescherecci e se ci sono queste caratteristiche appena elencate state pur certi che ci sono anche i topi di fogna, zoccole o pantegane come le si vuol chiamare.

 Questi topi sono ottimi nuotatori e quindi non ci pensano due volte a tuffarsi in acqua per spostarsi da un posto all'altro, ed è proprio in quel momento che potrebbero essere inghiottiti da una spigola.

La spigola è uno dei predatori più aggressivi in mare e se attratta da un movimento o da un rumore si avvicina alla preda e la butta giù ad occhi chiusi, grossa o piccola che sia la preda, avendo una bocca incredibilmente estendibile.

 Ovviamente qualunque predatore in fase di caccia, cercherà di avere la massima resa con lo sforzo minore, ed il topo per la spigola reincarna proprio questo concetto, non dovrà fare altro che avvicinarsi ed aprire la bocca dato che il topo in acqua non ha comunque le capacità di fuggire e di difendersi.

Chissà ad usare un bel topo vivo come esca....!!!

 Scherzo sarebbe da malati!!!